Bce bene ma non basta
Di
Carlo Pelanda (20-1-2009)
Caro
Esarcato, la scorsa settimana la Bce ha tagliato il costo del denaro portando il tasso di
riferimento al 2%. Quanto la politica monetaria potrà attutire la crisi
recessiva nell’eurozona e favorire la ripresa il
prima possibile?
Per l’Italia,
dove il peso del debito storico impedisce al governo di stimolare il mercato
con spesa in deficit in misura adeguata, la riduzione dei tassi monetari ed il
calo dell’inflazione, causato dal crollo del prezzo del petrolio, sono di fatto gli unici strumenti sistemici di tenuta e
stimolazione. Comunque non è poco. In
relazione al 2008 una famiglia di reddito medio circa i 2/3 della
popolazione, potrà risparmiare dai 2.000 ai 4.000 euri.
Il costo del mutuo a tasso variabile scenderà. Il pieno di benzina e la spesa
per il riscaldamento si ridurrà. Altri prezzi collegati sono in discesa. In
sintesi, la combinazione tra riduzione dei tassi e dell’inflazione equivale ad
un taglio fiscale che ritorna alle famiglie una significativa
capacità di spesa. I salari insufficienti nella crisi inflazionistica 2005-2008
ora tornano adeguati ai prezzi, certamente per tutto il 2009, probabilmente per
il 2010. Ciò aiuterà la tenuta dei consumi interni - infatti
in leggero aumento stando alle stime del recente rapporto Confcommercio – che almeno in parte può bilanciare la
recessione. In sintesi, la crisi da inflazione è stata risolta,
paradossalmente, da quella recessiva, ma la seconda picchia. E’ causata dalla
caduta della domanda globale, quindi dell’export,
combinata con una restrizione del credito. Colpisce in particolare la Germania
il cui modello economico si basa su molto export e poca crescita interna. Per
questo il settore più a rischio in Italia è quello delle esportazioni che vede
calare le vendite sia nel mondo sia nel mercato intraeuropeo
dipendente dalla locomotiva tedesca. Poi c’è il settore dell’auto messo in
crisi, prima, dall’aumento dei costi dei carburanti e poi dal pessimismo che ha
ridotto gli acquisti. Un altro settore a rischio è quello del turismo, vitale
per l’Italia, perché la recessione globale ed intraeuropea potrebbe ridurre il numero di visitatori
stranieri. Per questie aree la riduzione del costo
del denaro è uno stimolo importante. Riduce il peso dell’acquisto
a rate o in leasing di un auto e il costo del credito per le imprese, se lo
trovano. Per il settore turistico, tuttavia, sarebbe importante ridurre ancora
di più i tassi per abbassare il valore di cambio dell’euro e così rendere meno
costoso un viaggio in Italia. Il calo del cambio, soprattutto, aiuterebbe la
competitività dell’export europeo ed incentiverebbe
investimenti per aumentarlo alla ripresa della domanda mondiale, con effetti
immediati. In sintesi, la politica monetaria ha un effetto indiretto,
ma sostanziale, sulla competitività. In relazione a
questo criterio la Bce ha tagliato troppo poco e ha fatto
capire che non farà scendere il tasso di riferimento generale – altri tecnici
sì - sotto l’1,5%. Non basterà ad abbassare il cambio perché il dollaro è a
costo zero. Ciò spinge il mercato finanziario ad indebitarsi
in dollari per trasformarli in euro con tasso di remunerazione superiore (carry trade) e tale fenomeno
manterrà comparativamente elevato e decompetitivo
il cambio dell’euro stesso. Da un lato è pericoloso ridurre a zero il costo del
denaro, dall’altro tale mossa, combinata agli altri
stimoli e temporanea, sarebbe necessaria per attutire ed accorciare la
recessione europea. Purtroppo la Bce non la pensa così e l’eurozona resta una trappola.
PS In
materia, Fregni, mi permetta una provocazione
libertaria. Il sistema bancario di San Marino è sotto schiaffo perché ne ha
combinate un po’ troppe e perché da fastidio alle autorità fiscali italiane
avere un off-shore nel cortile. Questa, tuttavia, è
una grande opportunità se a San Marino hanno le palle.
Se io ne fossi capitano denuncerei unilateralmente il Trattato con l’Italia,
formerei una milizia, e ne negozierei un altro direttamente con la Ue.
Invocherei lo stesso status di piazza finanziaria del
Lussemburgo e Lichtenstein. Riprenderei la sovranità
monetaria, non entrerei nell’euro, e stamperei dollari sanmarimesi
– convertibili in oro, da studiare – mettendo in Costituzione il segreto
bancario. La Svizzera
è parte dell’accordo di Schengen e può tenere il
segreto bancario, per altro ammesso anche in Austria. Da questa posizione forte
negozierei un compromesso per evitare guerre, ma consolidando l’indipendenza.
Garantirei al mercato procedure finanziarie ipertrasparenti,
creando una Borsa specializzata per titoli finanziari. Alla fine avrei una
piccola Supersvizzera. L’Esarcato ne avrebbe vantaggi
indotti formidabili. Pensate ad un statua del “Titano
della libertà” alta il doppio di quella a New York……Pensateci.
www.carlopelanda.com